FRANKIE KNUCKLES

FRANKIE KNUCKLES

 

 Frankie Knuckles nasce nel South Bronx, a New York City, il 18 gennaio 1955. Passa la gioventù nei sobborghi di NY, assistendo alle rivoluzioni sociali dell’epoca e nel frattempo, grazie ai dischi jazz e soul della sorella, si appassiona alla musica nera.
Frequenta la scuola di Costume Design, ma nel ‘71, a soli 16 anni, inizia già a fare il dj, in un club di New York: il Better Days, dove, ogni lunedì e giovedì, mette i dischi insieme a Tee Scott. La selezione musicale di Knuckles prevede soprattutto la musica “black” dell’epoca: jazz, soul, funk, rhythm'n'blues.
Distintosi per la qualità delle sue selezioni musicali viene chiamato nel ‘72 a lavorare in un club newyorkese che diventerà leggenda: il Gallery, situato a Soho,Manhattan. Al Gallery, Knuckles divide la console con altri due dj: Niky Siano e Lerry Levan. I tre, insieme, daranno vita a una nuova tecnica per suonare i dischi: il “mixaggio”. I brani risultano così uniti, utilizzando lo stesso numero di bpm; la musica scorre senza soluzione di continuità. E' la prima volta che ciò succede in un club. Altra innovazione del Gallery è quella di avere una console munita di tre piatti: il terzo viene usato per inserire effetti e suoni durante il mixaggio di due dischi. L’esperienza con Lerry Levan sarà per Knuckles fondamentale e lo porterà a suonare di nuovo insieme in un altro club leggendario: il Paradise Garage. Il Paradise Garage è, all’epoca, la culla del movimento della disco-music degli anni 70, frequentato dagli aspiranti “Tony Manero” di New York. Diventa il luogo dove Lerry Levan e Knuckles sperimentano i primi dj-set , creando delle session di musica disco caratterizzate da una forte componente sessuale e trasgressiva. La console si trasforma: non più luogo di acritiche e, a dir poco, casuali selezioni, ma vero e proprio “pulpito”; il mezzo, ormai ineliminabile, attraverso il quale il dj, artista in itinere e attento selezionatore, propaga un messaggio, un modo di essere: un nuovo modo di ascoltare, suonare, ma soprattutto, di “vivere la musica”. Esauritasi l’esperienza con il Paradise Garage, Knuckles lascia La City, nel ‘77, si trasferisce a Chicago, dove, nel marzo di quell'anno, diventa il dj resident di un club destinato a passare alla storia: il Warehouse. Sono gli anni del punk, delle rivolte sociali, dei diseredati, dei “diversi”, della controcultura, della distruzione come stile di vita. Il pubblico che Knuckles si trova davanti è profondamente diverso: non più i ballerini della disco-music, ma ascoltatori per i quali la musica è intesa come mezzo grazie al quale evadere dalla quotidianità, da quel disagio esistenziale divenuto “leit motiv” di quegli anni. È questo il pubblico che ha spinto Knuckles a cambiare i suoi set , a cercare qualcosa di nuovo, qualcosa che scuotesse la platea. Knuckles punta sulle sperimentazioni elettroniche, molto in auge in quel periodo, utilizzandole per contaminare i suoi set e la musica che fino ad allora aveva caratterizzato le sue selezioni; manipola i dischi, con il solo aiuto di un vecchio registratore a bobine, e realizza a casa re-editing dei brani soul più amati del momento, semplicemente isolando i break ritmici e assemblandoli in interminabili e reiterate sequenze, un loop ritmico e ipnotico. Knuckles reinventa la musica “black” con la quale è cresciuto, recupera pezzi jazz, soul, funk, disco, ma anche vecchi gospel, caricandoli di beat elettronici, tappeti di sintetizzatori che richiamano i vecchi blues, voci distorte e futuristiche: il passato e il futuro che si incontrano e si fondono, nasce la “cassa”.
Knuckles utilizza l’esperienza al Gallery per introdurre queste sperimentazioni nei suoi dj-set , collegando il registratore al mixer e miscelando i brani che passava con i beat che aveva creato, ottenendo cosi un suono completamente nuovo, legato alle melodie dolci del passato, ma caricato di elettronica, dura e disarmante. Nasce così il concetto di mix, di extended playing , ma, soprattutto, il dj si trasforma definitivamente da puro selezionatore (un juke-box umano, come veniva allora definito) ad artista, un “non musicista” (come avrebbe detto Brian Eno), che usa i giradischi e il mixer come fossero autentici strumenti musicali, capaci di assoli e di melodiche digressioni. Il risultato è un dj-set ipnotico, reiterato, passionale e disarmante, che spazia con disinvoltura dall'Africa ancestrale al blues del Delta, il lavoro di un dj che trasforma radicalmente ogni possibile fonte sonora che entra nel suo mixer. È durante uno dei party del Warehouse che lo speaker chiama questa musica “house music", come contrazione del nome del locale. La rivoluzione è ufficialmente iniziata e si sarebbe rivelata un fiume in piena in grado di cambiare il mondo.
Knuckles non è stato solo un dj; si è dedicato anche alla produzione di brani e remix. Molti artisti, dopo aver ascoltato le sue costruzioni musicali, gli chiederanno di remixare dei loro brani. Nell’82, ecco il suo primo remix, per un brano dei First Choise “Let No Man Put As Under", ma è nell ‘84 che lascia al mondo una testimonianza della rivoluzione in atto, con l’uscita del suo primo singolo, “Your Love”, brano che entrerà nella leggenda.
“Your Love” è la perfetta sintesi del lavoro di Knuckles ai tempi del Warehouse: si inizia con un loop ipnotico di sintetizzatore, un suono che ricorda i primi videogiochi, che si va arricchendo di una linea di basso elettronico, una pulsazione costante…l’essenza della vita stessa: il ritmo del cuore. È sempre la passione ciò che guida la voce, che si insinua sensuale tra le spire del ritmo, un ingresso sospirato e invitante, una voce e una linea melodica che si sposano perfettamente con il tappeto elettronico su cui si poggiano, fino a salire di volume e a sfociare in un grido di desiderio, una sorta di trance erotica. “Your Love" è uno dei pilastri del passato su cui si poggia l’house di oggi, un brano in cui è possibile ritrovare molto di ciò che è venuto dopo, una continua fonte di imitazioni, spunti, influenze e leggende; l’intro del brano, con il loop di sintetizzatore e l’ingresso della linea di basso, diventerà un meccanismo classico di molte produzioni house.Knuckles, conosciuto ormai come “The Godfather of House”, viene invitato a suonare nei maggiori club americani, da Chicago a New York. Del mixer e del ballo ha fatto ormai uno stile di vita, un'arte. Dei suoi dj-set Marshal Jefferson dirà: "Frankie era una divinità. Prendeva un vecchio brano del Soul di Philadelphia e lo trasformava in un inno. Bastava che mettesse un disco e il pubblico entrava in sintonia perfetta con la mente e la sua anima". Nel ‘89 fonda con Dave Morales una etichetta discografica, la Def Mix Records, ancora oggi punto di riferimento e trampolino di lancio per moltissimi artisti dance. Dopo molti anni di singoli e remix, produce nel ‘91 il suo primo album: Beyond The Mix . L’album si apre con “Godfather”, una sorta di autocelebrazione del mito, caratterizzato da inserti di voci gospel, che si poggiano su un beat composto da un crash ossessivo. L’album continua dipanandosi tra mid-tempo soul e brandelli del beat anni 80. E' doveroso sottolineare l’importanza storica che ebbe all’epoca, in particolare per quanto riguarda la diffusione del sound house presso i circuiti mainstream . Lo si può, inoltre, ancora apprezzare come fotografia di un'era e delle evoluzioni musicali prossime a venire, una malinconica istantanea delle atmosfere musicali della dance underground. L’album, inoltre, contiene un brano che entrerà nella storia della “club culture”, "The Whistel Song”. Il pezzo è basato su una malinconica melodia di tastiere e fiati, quasi una ideale colonna sonora della fine di una grande festa, quando il pubblico lascia la discoteca e rimane solo una sala vuota, rappresentazione di ciò che è appena avvenuto. Questo brano sarà un importante tassello della evoluzione, ma soprattutto della emancipazione della “club culture”, grazie anche ai ripetuti passaggi su Mtv e su moltissime radio mainstream .
L’house comincia a non essere più un fenomeno underground , e si appresta a infettare il mondo intero. “The Whistel Song”, in virtù della sua carica pop, diventerà un caposaldo della diffusione della “club culture”, imitato e campionato da intere generazioni di futuri artisti, non ultimo, Bob Sinclair che ne ha ripreso la melodia centrale per la sua “Love Generation”. Ma come a volte succede ai “classici”, anche quest’album risulterebbe, a un ascoltatore dei nostri giorni, pesantemente invecchiato, soprattutto per le sonorità in larga parte superate e la ripetitività della struttura ritmica. Knuckles proverà di nuovo il formato album, con Welcome To The Real World nel ‘95, e A New Reality nel 2004. Nel primo caso si ascolta un album che non è in grado di mantenere alta la tensione emotiva lungo tutto l’arco dell’ascolto, la classe con cui Knuckles approccia ai suoi brani è sempre viva, ma ci sono molti punti deboli, molti brani superflui e ripetitivi, pur caratterizzati da melodie gradevoli. Ritroviamo comunque dei singoli molto validi, che saranno classici nelle piste da ballo, come “Too Many Fish” presente in Welcome To The Real World . In A New Reality Knuckles mostra, invece, di essere ancora in grado di sfornare delle hit da ballo considerevoli. L’album, dopo un breve intro , apre ufficialmente le danze con “Hit The Floor”, caratterizzato da una linea vocale isterica e ossessiva, incalzata da una ritmica claustrofobia. Segue “Bac N Day”, brano house classico e funzionale, basato su un gioco di tastiere e fiati, accompagnati da caldi sospiri. L’album sembra giocare sul passato, con l’utilizzo di tastiere “funkeggianti”, come di fiati riconducibili al soul. Ritroviamo spesso cori che richiamano i gospel tanto cari a Knuckles, come nel brano “Matter Of Time”, interamente costruito su giochi di voce. Nel segno del passato sono anche gli inserti jazz che sentiamo in “Keep On Moving”, riproposizione di un suo vecchio brano, con una chitarra che si diverte ad arrampicarsi su melodie sempre diverse, creando un'atmosfera dolce e sognante. Nel complesso, l’album non fa urlare al capolavoro, soprattutto per le nuove generazioni di “clubbers”, ma dimostra comunque la classe con cui Knuckles approccia ai suoi brani, lasciandoci un lavoro sensuale e delicato. Osservando la produzione musicale di Knuckles, è lampante che sia molto più a suo agio col formato “singolo”. Molti singoli di Knuckles sono dei classici e punti di riferimento per il mondo dei club. Oltre al già citato “Your Love” abbiamo “Baby Wants To Ride”, in collaborazione con Jamie Principal, nel quale troviamo non pochi spunti di quel suono electro che oggi spopola nei club; inoltre, l’atmosfera del brano sarà importante per definire il suono dell’ underground , sottogenere dell’house. Altro singolo importante è il bellissimo “Tears”, per il quale Knuckles collaborò con Satoshi Tomiie, facendolo conoscere al grande pubblico.
Numerosi anche i remix, pare siano più di duecento, tutti commissionati da artisti di grande calibro come Michael Jackson, Diana Ross e molti altri. Menzione speciale per le molte compilation sui primi anni dell’house che Knuckles ha curato, che hanno permesso di recuperare brani simboli di un'epoca e di un movimento nei suoi anni più leggendari. Sono da menzionare “The Godfather Of House Music: Trax Classic” e “Choice: A Collection Of Classic”.
Oggi, dopo aver superato i 50 anni, Frankie Knuckles continua a suonare nelle discoteche, con la stessa energia e passione dei primi party. I suoi set sono ancora molto richiesti, un'esperienza emozionale senza pari, testimonianza musicale della storia. È proprio in questi set e nei suoi singoli che ritroviamo l’importanza fondamentale di Knuckles per la musica; l’importanza di colui che ha cambiato il modo di concepire il ballo: non più mezzo attraverso il quale partecipare a eventi mondani e modaioli come con la disco, ma fine ultimo di una generazione, elemento portante di un modus vivendi non solo musicale, ma anche, e soprattutto, sociale. Ogni innovazione o sperimentazione che avviene oggi nella musica dance si poggia sulle fondamenta che Knuckles ha creato nel 1977, e su quel semplice registratore a bobine.

 

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