ANDREA BELFIORE INTERVISTA RALF

ANDREA BELFIORE INTERVISTA RALF

 

Intervista a DJ Ralf .
La semplicità, confina con la genialità, difficile trovare parole più adeguate per descrivere una persona così vera e speciale come DJ Ralf, al secolo Antonio Ferrari.
Secondo Tommaso D’Aquino, Dio è infinitamente semplice, ed è la più bella dote che un uomo può possedere. E’ anche sinonimo di bellezza, come la terra da cui proviene Ralf, l’Umbria, una regione ricca di tradizioni, cultura, arte e paesaggi incantevoli. Un territorio che ti coccola e ti emoziona. 
Non ti aspetti che quello che è il tuo idolo, possa essere una persona così schietta e alla mano, come solo i grandi artisti sanno essere.
Ascoltandolo suonare, ho avuto la sensazione di condividere le sue emozioni ed i suoi stati d’animo, quasi come se, attraverso la musica, ti raccontasse una storia, la sua storia.
L’ho intervistato telefonicamente e prima di quel “pronto ciao”, c’è stata, da parte mia, una grande emozione. Se avessi potuto, avrei comunicato con lui mettendo musica. Ho rotto il ghiaccio dicendo: “avrei preferito intervistarti in un ristorante, perché davanti ad un piatto fumante, le parole sono più fluide…” 
Sai cucinare?
Sono tendenzialmente pigro, ma se mi impegnassi, ci riuscirei. Adoro i cappelletti con la salsa di funghi, cucinata da mia madre. Quando sono in giro per il mondo, non mangio nei ristoranti italiani, preferisco infatti assaggiare la cucina e le specialità del luogo. Se proprio dovessi sceglierne una, opterei per l’asiatica, senza nulla togliere a quella italiana, che considero la migliore. Quando vado a Londra, mi diverto ad andare nei tanti ristoranti cinesi della città. Non amo particolarmente i ristoranti “di lusso”. Considero il cibo un piacere più che un bisogno, cercando di non eccedere.
Nell’immaginario collettivo, si pensa al DJ come ad una persona che ama gli eccessi…
Se devo essere sincero, ho anche smesso di fumare, grazie ad un libro. Se ti riferisci agli orari, sono per me diventati la normalità. Ho una compagna da 30 anni che non lavora nel mondo della notte e siamo perfettamente compatibili. Vivo in campagna e conduco, tutto sommato, una vita sana.
Qual è il tuo look?
Sono una persona sobria ed amo il buon gusto. Se fossi leggermente più magro, oserei di più. Mi piace però osservare la varietà di stili, delle persone, che si divertono a giocare con l’abbigliamento.
Hai mai messo musica in giacca e cravatta?
No, non è nel mio stile. 
Ho notato, in una delle tue foto, che hai tatuato il tuo nome, sul petto, perché?
Ralf è il mio soprannome, l’ha scelto un mio amico carissimo, tanti anni fa. E ci sono particolarmente legato perché mi ha portato fortuna.
Raccontami come hai iniziato
In verità avrei voluto fare il chitarrista. Per un Natale mi feci comperare degli strumenti, solo dopo ho cominciato a comprare dischi. Dopo il militare, non sapevo proprio cosa fare nella vita, facevo l’istituto d’arte, mi dissero “guarda, cercano uno che mette i dischi”, neanche un DJ, non so nemmeno se all’epoca ci chiamavano così. Andai, senza saper mixare, mettendo un disco dopo l’altro. E funzionava, perché la mia passione per la musica era troppo forte…
Nella tua lunga carriera, avrai sicuramente accumulato tanti aneddoti divertenti, me ne racconti uno?
Al Cocoricò, un ragazzo, mi chiese, come se fosse scontato: “Ti ricordi di me? Sono tizio e sono venuto qui l’anno scorso, presentandomi”. Con le migliaia di persone che vedo e incontro quasi ogni sera, era una pretesa assurda…
Per fare il DJ si può iniziare a qualsiasi età?
E’ stupido darsi dei limiti, nell’arte ci vuole sentimento e cervello. Ti faccio un esempio: se uno deve fare una corsa campestre ha bisogno di un fisico giovane e prestante. Al contrario, se uno vuole dipingere un bel quadro, può avere anche 50 anni. Per diventare un DJ conosciuto è necessario fare una gavetta di almeno 10 anni. Per un signore di 60 anni, può essere faticoso…
Suonare davanti a tanta gente ti emoziona ancora?
Si. Nella prima mezz’ora è necessario accordarsi con il pubblico. Niente è scontato, per vivere insieme e al meglio questa esperienza.
Sabato  sarai di nuovo a Roma, all’Energy. In una tua intervista hai affermato che in alcuni locali italiani, i proprietari sono più attenti al design ed all’arredamento che all’impianto audio e luci. Che ne pensi dell’Energy?
Ha un buon impianto ed un suono che si contraddistingue.
Quando vai a fare una serata fai richieste tecniche o artistiche particolari?
Di solito suono con vinile e CD. Non porto più di dieci ore di musica, scelgo un genere e aguzzo l’ingegno. Non faccio crociate anti-digitale, a casa lavoro con il Traktor, il futuro è quello. Per scelta puoi andare in giro col cavallo e il carretto, ma sei consapevole che hanno inventato la macchina e puoi andare anche con quella.
Sabato ci sorprenderai con un intervento canoro?
In alcune occasioni è accaduto, ci sono video su YouTube che lo testimoniano, ma non è la norma. Chissà, potrebbe succedere anche sabato...

  ANDREA BELFIORE.

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